In un Medio Oriente immaginario, rigorosamente sospeso tra ere antiche ed imperi fiabeschi, un teatrante racconta al suo esiguo pubblico una storia, quella dei tempi del Cobra e degli eroi che ne hanno decretato la fine, la sua storia.
Personaggi drammatici in cerca di rivalsa, sfaccettati e tutt’altro che banali si avvicendano in un racconto denso ed avvincente in cui nessuno è davvero protagonista. Tanti sono i fili mossi annunciati dal narratore mascherato, e tanti sono i temi proposti, dalla storia d’amore tra l’acrobatico Ivri e la bella Sian, messa a repentaglio prima dal destino di lei, che la obbligava a sposare un ricco principe, e poi dagli errori grossolani di lui, troppo debole di fronte alle tentazioni della carne, alla storia di Maluuk, il cantastorie esiliato dal regno per mano del cupo Cobra, e deciso a riportare il sorriso sul viso del proprio popolo/pubblico, caldeggiando una rivoluzione culturale, a quella del glaciale Olsen che, dopo aver visto la sua famiglia morire in un esplosione, cerca di rivivere quell’evento nella speranza di rivedere in quel lampo il volto dei suoi cari, fino ad arrivare al Cobra, dittatore spietato e rancoroso, affamato di potere per alleviare la mancanza di amore che ha condannato tutta la sua esistenza.
Ma se l’ambientazione porta a pensare a classici come Le Mille una notte, il fumetto di Fernández insegue inaspettatamente Shakespeare, con le sue storie dentro le storie, rappresentazioni teatrali che svelano la realtà, travestimenti e incantesimi letali. Il tutto proposto in una struttura a cornice composta principalmente da didascalie, mai pesanti o stucchevoli, che esalta l’amore per l’arte della narrazione, anche nelle azioni dei personaggi.
L’impatto grafico è di grande effetto, e Fernández si supera dopo i già ottimi “Mago di Oz”, “L’isola senza sorriso” ed “Aurore”, tutti pubblicati da Tunuè, perfezionando il suo stile, da sempre debitore delle passate esperienze nel campo dell’animazione, con forti richiami alla branca di scuola francofona orientata alle forme grottesche. Il grande gusto per la recitazione, il tratto fluido e i colori vibranti e tridimensionali (talvolta quasi accecanti) completano il quadro generale di un artista al suo apice.
M.N.