In concorso alla 68′ edizione della Berlinale, Eva di Benoît Jacquot è stato presentato dal regista e dagli attori protagonisti Isabelle Huppert, Gaspard Ulliel e Julia Roy, che hanno raccontato il loro rapporto con questi personaggi così misteriosi e complessi. “L’attrazione tra Eva e Bertrand è più che altro un riconoscimento – chiarisce Ulliel – perché entrambi hanno un’origine comune e condividono un segreto. Dal mio punto di vista è l’incontro fatale tra due bugiardi e impostori ed è per questo che i due sono sin da subito irrimediabilmente legati. Di sicuro non si tratta di un amore classico, ma dopo tutto ci sono molti modi per esprimere l’amore e in questo caso l’effetto specchio è decisivo”.
Isabelle Huppert ha aggiunto: “L’amore è un sentimento molto complesso e questo è un certo tipo d’amore, che ha diverse facce, così come Eva. Per interpretarla non mi sono basata su nessun personaggio già esistente. È ambigua, pratica e misteriosa, ma allo stesso tempo non è l’archetipo della femme fatale”. E anche Benoît Jacquot concorda con questa definizione: “Con Isabelle ho cercato di creare un personaggio che fosse l’altra faccia della moneta della femme fatale. Volevo fare qualcosa di completamente diverso, creare una donna che fosse misteriosa e anonima, un frammento dell’immaginazione di Bertrand e allo stesso tempo estremamente reale e concreta”.
“Eva per la maggior parte del film viene vista attraverso gli occhi di Bertrand – conclude Ulliel – per lui rappresenta un vero e proprio enigma ed è questo che lo attrae così tanto. Questo personaggio, così diverso dalla sua fidanzata perfetta Caroline, ha un livello psicologico molto complesso ma, pur essendo così simile a lui, i due personaggi non sono mai duplicati, ma costantemente divisi. A differenza della duplicazione, la divisione implica un’enorme sofferenza ed è da qui che nasce l’attrazione e il dramma esistenziale”.