È una scatola chiusa la camera d’ospedale in cui i quattro protagonisti dello spettacolo “Vita, morte e miracoli”, in scena al Teatro della Cometa, si ritrovano per un’ora e un quarto. Il mondo non entra attraverso la porta grigia, se ne rimane discreto fuori a guardare insieme agli spettatori, ma ogni personaggio se lo trascina dietro, lo nasconde dentro di sé, lo spia di sottecchi. Ognuno dei protagonisti è un frammento di realtà, una sfumatura dell’essere umano, una scheggia di vita che sfugge al passato e tende al futuro incerto.
E così Marco, per sottrarsi al dolore della vista del proprio fidanzato in coma, lancia frecciate sarcastiche e affilate a Dario, cognato rigoroso e buono, mentre sua sorella Ilaria, dall’anima inquieta, si destreggia tra segreti passati e vita quotidiana di donna e madre. È arte circense la commedia scritta da Lorenzo Gioielli e diretta da Riccardo Scarafoni, è il salto carpiato che tutti compiamo per tuffarci nella felicità evitando il dolore, è l’acrobazia di camminare su un piede solo quando costeggiamo l’abisso. Ma è anche consapevolezza e forza quando ci lanciamo nel vuoto sapendo che non c’è rete che possa attutire la caduta.
C’è poco tempo prima di rovinare a terra, ma nello spazio vuoto tra l’apice e il suolo si parla dell’amore, della vita, della morte, del sesso, della fede e dell’ateismo, dell’essere umani in quanto tali. Ed è proprio Emanuele, ragazzo in coma, a suscitare nei suoi cari i pensieri più profondi, i dialoghi più toccanti, a far partorire verità inconfessabili. Via via che lo spettacolo si inoltra lungo i quattro sentieri solcati dai protagonisti, le battute comiche si rarefanno come l’ossigeno in alta quota, fino a quando il finale strozza il respiro e fa serrare le labbra. Lo sfarfallio di una luce segna la fine della pièce, la fine di un’attesa ma, forse, sancisce anche l’esistenza dei miracoli.
Sul palco del Teatro della Cometa fino al 31 gennaio con “Vita, morte e miracoli” Veruska Rossi, Fabrizio Sabatucci, Riccardo Scarafoni e Francesco Venditti.