Nella lista degli spettacoli più apprezzati del Roma Fringe Festival 2015 c’è “Guerriere. Tre donne nella Grande Guerra”, scritto, diretto e interpretato da Giorgia Mazzuccato. Una pièce di interesse storico che illumina una realtà rimasta in ombra per cento anni e la cui forza è dedicata a Franca Rame.
Recensione di Manuel Porretta
Quando la guerra risucchia la vita degli uomini e spopola le città, le donne si affacciano alla vita e indossano i pantaloni, si riversano nelle strade come lava, ne occupano gli interstizi, non lasciano che il vuoto le sottometta. Eva, Franca e Angela sono lapilli della stessa eruzione, scatenata dal primo conflitto mondiale, le cui cicatrici si sono estese come una ragnatela di strade a collegare morte e dolore ovunque fossero. Ognuna di esse indossa l’armatura che più le si confà, la veste come una pelle e la guarda sanguinare senza provare a fermare l’emorragia, senza fermare le lacrime o la vita che scorre attraverso di essa.
Eva è un’albergatrice che vorrebbe specchiarsi e trovare il volto di Coco Chanel o quello della regina Elena, ma che non si piega al potere e guarda fisso negli occhi di chi la vorrebbe sottomessa, il mento alto e negli occhi la sfida chi impugna il mondo. Angela ha il seno fasciato e i capelli corti, indossa l’amore per la patria al pari della divisa che l’Italia vorrebbe negarle. È una donna di trincea, ma non ha una croce rossa su sfondo bianco. L’unico rosso che risalta sulla sua armatura è il sangue dei compagni, che impregna il suo animo e macchia, fino a renderla irriconoscibile, la stima per il generale Cadorna.
Franca veste la semplicità di moglie e madre, ma la trama della sua armatura è resistente come l’acciaio, intessuta di speranza e pazienza. Fabbrica armi come l’altro milione di donne che la storia vorrebbe chiudere in casa a piangere, che sottrae alla vista per rendere i pantaloni degli uomini gli unici visibili. In ogni proiettile che scivola tra le sue dita callose, Franca mette il suo amore per Bruno, uno dei tanti mariti al fronte, e spera che riconosca il suo calore quando finirà nelle sue mani morse dal freddo. Illumina le strade, Franca, per racimolare qualche soldo, indossa una gerla di 40 chili e percorre decine di chilometri in montagna, tra i ghiacci, perché la vita deve andare avanti, e da sola non si muove.
Tocca alle donne darle la spinta, condurla e trascinarla al buio di un mondo che non le considera. Guerriere è uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da un’unica, giovane attrice, Giorgia “Gigia” Mazzuccato, che sul suo vestito nero stampa, cuce, disegna con bravura e precisione le vite segrete di milioni di donne, fino a far dimenticare allo spettatore quell’abito neutrale e a rivelargli l’armatura di cui ognuna si è dotata, per natura o volontà. Non dimentica la grazia e l’ironia per indossare le vite di Eva, Angela e Franca, vi scivola dentro, annoda i legacci e illumina frammenti di storia sconosciuta, sepolta anch’essa tra le trincee. Il testo, supervisionato dal giornalista storico Aldo Cazzullo, attinge a documenti originali e dipinge con semplicità la vita di donne che non hanno mai voluto essere eroine, ma hanno saputo essere guerriere.