Helen Mirren

Incontro con Helen Mirren per La vedova Winchester

La vedova Winchester, il thriller soprannaturale diretto da Michael e Peter Spierig, è stato presentato oggi alla Casa del Cinema di Roma alla presenza dell’attrice protagonista Helen Mirren, che nel film interpreta Sarah Winchester, ereditiera della celebre industria delle armi Winchester. Il film si ispira alla vera storia della vedova che, dopo la morte improvvisa di suo marito e di suo figlio, convinta di essere perseguitata dalle anime uccise dai fucili dell’azienda di famiglia, ha dedicato quello che rimaneva della sua vita alla costruzione di un’enorme magione progettata per tenere a bada gli spiriti maligni.

Non è un film horrorr ma una ghost story – ha chiarito la Mirren – e anche se a me l’horror non piace ho accettato di fare questo film per una combinazione di elementi. Non credo nei fantasmi, se mai ci crederò quando li vedrò, credo però nel potere dell’immaginazione umana e questo aspetto del film mi ha molto attratta. Poi sono stata felice di lavorare con due giovani registi perchè, non avendo ancora una fama consolidata, hanno messo nel film un’energia particolare. Inoltre si tratta di un film basato su eventi realmente accaduti e questo è un elemento di ulteriore interesse, perchè la narrazione affonda le radici nella realtà. Dopo tutto non è altro che la storia di una donna, di un’eremita che ha passato la sua vita in una casa enorme, facendo nascere attorno a lei una serie di leggende. Anche la casa è esistita davvero ed è sopravvissuta al terremoto di San Francisco. Io ci sono stata e posso dire che è un edificio straordinario. Dopo due minuti ci si sente persi, ma è anche un luogo che trasmette tanta dolcezza, perchè Lady Winchester era una donna molto minuta e la casa la rispecchia, sembra infatti una casa di bambole infinita con una miriade stanze. Purtroppo non si sa molto sulla sua vita perché lei, come la regina Vittoria, si è ritirata dalla vita pubblica subito dopo la morte del marito. Si sa soltanto che aveva il volto sempre coperto da un velo nero, ma anche una profonda energia creativa che investiva nella costruzione della casa. Per quanto si cerchi di capire il vero significato della sua opera c’è sempre qualcosa che rimane un mistero. In una stanza della casa per esempio ci sono dei pannelli su cui sono riportate citazioni shakespeariane di Troilo e Cressida e Riccardo II, ma per quanto mi sia sforzata di capire il significato profondo di quelle parole e perchè Lady Winchester abbia scelto proprio quelle citazioni, la questione ai miei occhi è rimasta un mistero”.

Oltre ad essere incentrato sulla storia della vedova Winchester, il film contiene diversi riferimenti all’utilizzo e all’abuso delle armi in America, tuttavia Helen Mirren ha chiarito: “Non solo in America, ma anche in altri paesi c’è la cultura delle armi. Molti paesi europei sono colpevoli, compresa l’Italia. Tutti quelli che vendono armi ai signor della guerra nei paesi in via di sviluppo lo sono. Siamo tutticolpevoli ed è nostro dovere essere consapevoli di quello che succede. Questo film però non ha la pretesa di essere altro che intrattenimento e di raccontare la storia delle vittime delle armi che continuano a vivere con noi. Un film può intrattenere, essere educativo, informativo, o arte pura, ed è per questo che amo il cinema. In questo caso  La vedova Winchester ha soltanto l’obiettivo di spaventare lo spettatore e raccontargli una storia, se poi porta a una riflessione più profonda, ben venga, ma non è il caso di cercare in questa pellicola obiettivi filosofici più complessi”.

Collateral Beauty, di David Frankel

A seguito di una tragedia personale, Howard (Will Smith), un importante dirigente di un’agenzia pubblicitaria di New York, decide di vivere la sua vita senza più l’entusiasmo di una volta. A quel punto, tre dei suoi più cari amici nonché colleghi in affare, Whit (Edward Norton), Claire (Kate Winslet) e Simon (Michael Peña) escogitano un piano drastico per evitare che perda interesse nella vita e che faccia sprofondare gli affari, determinando il crollo economico non solo suo ma di tutti i dipendenti della sua azienda. Spingendolo al limite, lo costringono a confrontarsi con la verità con modi umani profondi e sorprendenti, con la speranza che finalmente riesca a cogliere il senso della “bellezza collaterale” (collateral beauty) attraverso il dialogo con la Morte (Brigitte – interpretata da Helen Mirren), il Tempo (Raffi – interpretato da Jacob Latimore) e l’Amore (Aimee Moore –  interpretata da Keira Knightley).

collateral beauty

Dal regista de Il Diavolo veste Prada David Frankel, Collateral Beauty viene presentato come un dramma provocatorio sul peso che ogni singolo dettaglio della nostra vita possiede, in un’economia non sempre bilanciata tra gioie e dolori. Frankel decide di ambientare la storia nel periodo natalizio e nella città più natalizia del mondo, New York, che tra luci e decorazioni di pungitopo trionfa annualmente il periodo più gioioso dell’anno. Eppure, dati alla mano, proprio il periodo delle vacanze di Natale è quello in cui gli psicoterapeuti registrano un picco di prenotazioni. Ognuno di noi fa un bilancio della propria vita e proprio sotto Natale si realizza il paradosso dello sprofondamento in uno stato di angoscia. Scelta azzeccata, sembrerebbe. Eppure il mood globale della storia fa fatica ed esplodere e i presupposti di fiumi di lacrime non vengono rispettati. Probabilmente i motivi principali sono da ricercarsi nel cast stellare di nomi coinvolti, in cui però nessuno riesce ad emergere ed imporsi con decisione, a livello scenico così come a livello di caratterizzazione del personaggio. Non è chiaro chi sia il vero protagonista della storia e questa coralità impedisce l’innesco dell’immedesimazione in grado di incendiare i cuori di commozione. In più la sceneggiatura procede in maniera troppo ordinata, con un ciclo di Morte, Tempo e Amore che non sorprende e rende lo sviluppo prevedibile… almeno fino al finale, che salva la pellicola da una stroncatura netta e, con un balzo originale e inaspettato, fa ripensare a tutti i momenti raccontati in una nuova prospettiva.

collateral beuaty

Più che della bellezza collaterale (perché in un fiume di tristezza non riescono a sbocciare quei momenti gioiosi in grado di fare da contraltare all’infelicità) Collateral Beauty è un racconto sull’egoismo e sul peso delle parole. L’egoismo due mariti e uomini che considerano il dolore come loro unico appannaggio e dimenticano che anche chi li circonda ne viene investito così come le tessere di un domino in caduta; l’egoismo di un gruppo di amici (??) e colleghi che manifestano i timori sulla propria sorte dietro l’affetto per un amico in difficoltà e decidono di giocare sporco senza curarsi con coscienza delle conseguenze. Ma per fortuna Collateral Beauty è anche la storia delle parole e di come queste possano davvero cambiare la vita, che siano quelle entusiaste di un capo che affabula i propri dipendenti, o quelle di una vecchia signora in una sala d’aspetto d’ospedale. La volontà di usare questo potere spetta tutta, in fondo, a noi.