Molto Rumore per Nulla

Shakespeare Retold: a gennaio su Diva Universal

A gennaio, Diva Universal (Sky – Canale 133) rende omaggio al drammaturgo inglese William Shakespeare con quattro raffinati adattamenti della BBC (2005), resi in chiave moderna per il piccolo schermo, selezionati fra alcune delle opere più influenti della produzione shakespeariana. L’appuntamento è ogni mercoledì di gennaio alle 21.00.

Si comincia con Molto rumore per nulla in cui Damian Lewis (Golden Globe per “Homeland”) e Sarah Parish sono i protagonisti una serie di dispute amorose e intrighi sentimentali in uno studio televisivo; nel moderno Macbeth, qui interpretato James McAvoy (“X-Men: l’inizio”), omicidi e brama di potere in un ristorante di Glasgow; in La bisbetica domata Insulti e passione tra l’aristocratico Rufus Sewell (“L’amore non va in vacanza”) ed una spocchiosa politica in carriera: infine Sogno di una notte di mezza estate: tra fiaba e realtà, caos e filtri d’amore da mescolare in un insolito resort a tema. Nel cast Imelda Staunton (“Il segreto di Vera Drake”).

I titoli in programma:

• 7/1 – Molto rumore per nulla (regia di B. Percival)

• 14/1 – Macbeth (regia di M. Brozel)

• 21/1 – La bisbetica domata (regia di D. Richards)

• 28/1 – Sogno di una notte di mezza estate (regia di E. Fraiman)

Molto rumore per nulla


Molto rumore per nulla

Osservazioni pungenti e conquiste d’amore in uno studio televisivo, con Damian Lewis (il sergente Brody di Homeland, ruolo che gli è appena valso un Golden Globe come Miglior attore in una serie drammatica) nei panni di un giornalista spocchioso, Benedick, che si innamorerà suo malgrado della cinica collega Beatrice (Sarah Parish), la conduttrice alla quale tre anni prima aveva dato buca in occasione di un appuntamento galante molto atteso. In un crescendo di equivoci e rivelazioni, le risate e il romanticismo sono assicurati!

Macbeth

Omicidi a catena e brama di potere in un ristorante di classe di Glasgow, per il Macbeth che vede come protagonista James McAvoy (Le cronache di Narnia, L’ultimo re di Scozia, X-Men – L’inizio). Il ristorante è di proprietà del famoso cuoco televisivo Duncan Docherty (Vincent Regan), che gode della fama ottenuta grazie al duro lavoro di Joe (McAvoy). Al suo fianco la moglie Ella (Keeley Hawes) che lavora come maître e che sarà complice nella follia omicida del marito.

La bisbetica domata

Insulti e passione tra un aristocratico, Rufus Sewell (L’amore non va in vacanza, I pilastri della terra) ed una megera in carriera politica. Katherine (Shirley Henderson) è estremamente distruttiva nei suoi rapporti sociali, sia a lavoro che nella vita personale. Sua sorella Bianca, al contrario, è un modello popolare che tutti amano. Il suo direttore la vuole sposare e lei, per farlo rinunciare, propone un patto: accetterà solo quando a sposarsi ci sarà anche sua sorella Kate. La sfida impossibile è aperta e il manager caparbio organizza l’incontro con un suo nobile amico, il conte Petruchio. L’impensabile accade!

Sogno di una notte di mezza estate

Fiaba, realtà, caos e filtri d’amore in un insolito resort dove si incrociano le vite di bizzarri personaggi, tra i quali spicca un’incantevole Imelda Staunton (nomination all’Oscar® come Miglior attrice per Il segreto di Vera Drake).
Durante una festa di fidanzamento organizzata da Theo e Polly (Staunton) per la loro figlia Ermia, promessa sposa di James (ragazzo con cui è cresciuta, ma che non ha mai amato), si presenta il suo vero grande amore, Zander, per riconquistarla. A quel punto Helena, la migliore amica di Ermia, si dichiara innamorata, non corrisposta, del rifiutato James. Quando il re e la regina delle fate decidono di raddrizzare le cose con un filtro d’amore, la loro ingerenza non va a buon fine e la situazione si complica a dismisura.

Molto Rumore per Nulla, di Loredana Scaramella

Molto Rumore per Nulla è il dramma della parola, più affilata di una spada e più dolce del miele, tessitrice di inganni e soave incantatrice. Loredana Scaramella traduce e adatta la parola umoristica e tagliente di Shakespeare in una calda estate salentina e la fa esplodere con tutto vigore sul palcoscenico del del Globe Theatre.

L’eco dei tamburi di guerra risuona ancora nelle orecchie dei giovani reduci in cammino verso la quiete bucolica del focolare domestico, dove le donne, in fermento per il loro ritorno, volteggiano spensierate tra i panni freschi di bucato. La guerra degli uomini è finita. Ma ora, nell’inter-regno di pace che intervalla i combattimenti per dare ristoro ai soldati, un’altra guerra sta per avere inizio, quella dei sessi, che rivendicano il diritto di plasmare a loro piacimento le regole della società come uomini contemporanei. Il grembo della terra d’origine li attira con le lusinghe delle belle donne, la squisitezza del cibo e del vino, e la musica travolgente delle feste, ma allo stesso tempo li mette alla prova su un campo di battaglia più scivoloso del precedente, in cui vince solo chi ha la lingua più affilata e l’intelletto più arguto.

Beatrice, vergine bisbetica, e Benedetto, misogino burlone, sono i campioni dei due schieramenti, l’una abbarbicata al ruolo di maschio dominante, l’altro paralizzato nel cameratismo adolescenziale. La guerra della parola è annunciata. A colpi di battute di spirito, Beatrice atterra Benedetto stoccata  dopo stoccata, rivendicando con tutto il fiato che ha in gola la sua dignità di donna non accompagnata per scelta, orgogliosa della sua indipendenza e onorata all’idea di arrivare alla tomba vergine piuttosto che sposata controvoglia a un gentiluomo che non la eguaglia in arguzia. Con il suo atteggiamento schietto e vivace, Beatrice rappresenta la dona fool, che non teme di dire il vero e di scontrarsi con gli uomini ad armi pari, usando lo strumento più potente che possiede, ancora di più della sensualità ammaliatrice: la parola. E inaugura così un nuovo modello di donna guerriero, svincolata dagli obblighi sociali che fino a quell’epoca la vedevano relegata nella veste di moglie e madre, aprendo la strada alle eroine brillanti come la regina Elisabetta I, che non temono il peso del trono in un mondo dominato dagli uomini.

Spettacolo teatrale "Molto rumore per nulla"

La vivacità di Beatrice tuttavia non intimorisce Benedetto, che al contrario si sente a proprio agio a sostituire il corteggiamento classico con una battaglia all’ultima trovata di spirito, perché l’amore-odio con la ragazza gli ricorda il rapporto spassoso che ha con i compagni d’armi, e senza neanche accorgersene si trova preso all’amo gettato involontariamente da Beatrice. La parola riottosa usa l’ironia per fare ponte  tra il mondo maschile e quello femminile e stabilisce una tregua, se pur momentanea, tra i due schieramenti, obbligati a unire le forze per difendere il loro mondo idilliaco dalle calunnie e dai giochi di potere orditi da chi è tornato dalla guerra con l’odio nel cuore. La luce accecante è attraversata da una lama d’ombra.

Le musiche festose di una cultura popolare sospesa nel tempo, che hanno accompagnato l’epoca del corteggiamento e degli amori, lasciano lentamente spazio ai complotti, e i balli in maschera in cui gli innamorati si ricorrevano per sussurrarsi parole dolci senza mostrare il loro volto, si trasformano in danze macabre di maschere umane, disposte a mentire e a simulare pur di raggiungere i propri obiettivi. La musica non suona più e i colori si incupiscono di pari passo con gli animi dei personaggi, che tornano a combattersi in una guerra d’arguzia, stavolta  con un’arma più sottile della spada e più grossolane della parola: la mistificazione.

Il recitazione nella recitazione, ovvero il play within the play, è un elemento ricorrente in Shakespeare ed enormemente sfruttato dai personaggi per ordire tranelli o, al contrario, per risolvere le controversie in vista di un finale in cui trionfi la giustizia. Qui la “trappola per topi” è usata nel bene e nel male, dai buoni e dai cattivi, per portare gli eventi sulla strada giusta, e la parola si dimostra la protagonista assoluto delle scene improvvisate dai personaggi per uscire vincitori dalle situazioni più sgradevoli e intricate. Simulare l’amore suscita l’amore, simulare il tradimento suscita l’odio, e simulare la morte suscita il perdono, non c’è nessuno dei personaggi che non ne sia consapevole e che esiti ad usare la finzione per facilitarsi la vita lasciando intatto l’onore.

L’opera shakespeariana è vivida sul palcoscenico di Loredana Scaramella, così come i dialoghi tra i personaggi, adattati in una lingua contemporanea e palpabile, che si cuce alla perfezione sui corsetti e sulle spade senza creare discromie nelle sfumature semantiche tra le epoche. La guerra della parola è attuale e bruciante e supera, grazie all’universalità che gli appartiene, lo sbalzo temporale e spaziale che ci separa da Shakespeare, riproponendo sotto forma di dramma lo scontro tra i sessi che accomuna ogni tempo, perché insito nell’essere umano desideroso di far cadere la maschera e scendere dal palcoscenico su cui le convenzioni del mondo lo hanno relegato. Come la parola, anche la musica tradizionale salentina si fa universale, e si pone come ponte invisibile tra le culture aspirando, se non alla pace, almeno alla tregua, dalla guerra in un idillio bucolico fuori dal tempo.