Derrick Borte

Il giorno sbagliato, di Derrick Borte

Giornate come questa, consumate nel traffico metropolitano, nelle attese infinite al semaforo o di un autobus soffocato di passeggeri che tarda ad arrivare, in cui il tempo si riempie di discussioni immotivate, accese dalla scintilla dello stress e dalla fretta di arrivare a destinazione, sembrano un lontano ricordo dopo un anno di pandemia.

Eppure in nel film di Derrick Borte è proprio una banale discussione al semaforo ad accendere l’ira Tom Cooper (Russell Crowe), giusto poche ore dopo che la stessa ira ha carbonizzato la sua ex moglie e il suo nuovo compagno. A provocarlo è Rachel (Caren Pistorius), una mamma single sfibrata dal rapporto con il suo ex marito che, nella fretta di accompagnare suo figlio a scuola, suona in malomodo il clacson per fare cenno al pick-up che la precede di accelerare. L’autista purtroppo è quello sbagliato.

Nel momento in cui l’elemento straordinario entra nell’ordinario, l’equilibrio si spezza, frantuma la realtà e la razionalità si abbandona alla follia. I toni si infiammano, la discussione prosegue e non accenna ad arrestarsi. Cooper inizia a inseguirla senza sosta attraverso tutta la città, e non c’è strada, vicolo o quartiere in cui nascondersi. Lui è sempre dietro l’angolo alla guida del suo pick-up. Quando Rachel si ferma a fare benzina Cooper si impossessa del suo cellulare. Da quel momento ha in mano tutta la sua vita. Numeri di parenti, amici e colleghi, dati personali, spostamenti, indirizzi, conti bancari, tutto è nelle sue mani.

Dalle minacce Cooper passa rapidamente ai fatti e inizia a scovare uno per uno i punti deboli di Rachel, le persone a cui tiene di più, per colpirle, letteralmente, al cuore. Una scia di sangue accompagna Cooper e il suo pick-up, che sembra inarrestabile nella sua vendetta contro un atto di scortesia da parte di una mamma con i nervi a fior di pelle.

Uno sviluppo dei fatti che sembra paradossale e decisamente sproporzionato rispetto all’incipit della questione, talmente folle e brutale da sfiorare il caricaturale. Eppure Il giorno sbagliato riesce a tenere alta la tensione, propagando la scintilla di uno scambio di battute poco felici a un semaforo in un incendio dirompente, che travolge e divora la vita di Rachel e di tutti coloro che la circondano.

L’inseguimento toglie il respiro, consuma il fiato, e amplifica la paura senza lasciare spazio per riflettere su una trama minimale, disegnata quasi esclusivamente sulla follia omicida di Cooper e sulla disperazione di Rachel, che non hanno neanche il tempo per raccontare la loro storia, presi come sono a recitare il ruolo di carnefice e vittima che è stato cucito loro addosso.
Questi sono i pochi elementi che compongono un thriller impastato nell’angoscia della caccia, chiaro sin dalle premesse nella sua intenzione, che riesce a tenere alta la tensione senza perdere di vista la strada che ha deciso di intraprendere.

RomaFF11 – London Town, di Derrick Borte

Londra, 1979. La città più cool d’Inghilterra è dilaniata dagli scontri tra skinheads neonazisti e punk anarchici mentre l’inflazione sta portando la popolazione alla follia sotto montagne di rifiuti. Gli animi sono in fiamme e il rock inneggia alla ribellione trasformando i concerti in veri e propri campi di battaglia in cui la musica si mescola al sangue in folle oceaniche che neanche la polizia riesce ad arginare. In questo crescendo di rabbia verso la legge i The Clash si fanno portavoce del malcontento che imperversa tra le fila delle giovani generazioni, che rifiutano di piegarsi al sistema capitalista e non desiderano altro che spezzare le catene del passato per creare il futuro con le loro mani.

Il quattordicenne Shay è un figlio della sua epoca, uno di quelli per cui un concerto dei The Clash val bene un pugno in facciao una notte in cella, perché la musica è la sola cosa che ha un senso nella sua vita, la sola fonte di ispirazione in una famiglia economicamente ed emotivamente a pezzi, in cui il padre riesce a fatica a sbarcare il lunario con il suo negozio di pianoforti e sua madre è scappata a Londra per vivere in una comunità di bohemian. L’unica luce di speranza insieme alla musica è la sua amica Vivian, che lo inizia all’anarcho punk e lo segue passo dopo passo nel suo percorso di crescita attraverso i meandri di una città che chiama tutti a raccolta per la rivolta.

London-Town-Review-1
Londra per Shay è una straordinaria avventura, costellata di incontri che vanno oltre ogni immaginazione, come quello con la madre scomparsa da ann, o quello con Joe Strummer, la voce dei The Clash, che nel film è interpretato da un ispirato Jonathan Rhys-Meyers. Le vibrazioni che sprigiona questa città gli cambiano la vita, glie la sconvolgono in un certo senso, trasformando la stagnante quotidianità in un’altalena di sentimenti, e Derrick Borte gli da ancora più risalto trovando nel punk il contrappunto ideale della vita di Shay, dalle esplosioni di rabbia, all’emancipazione dalla famiglia d’origine, fino ai problemi con la giustizia e alla scoperta dell’amore.

London Town di Derrick Borte è la voce di una generazione arrabbiata, pronta a scendere in campo per difendere i propri ideali e a  combattere la violenza con l’arma pacifista della musica, per spianare la strada a coloro che verranno dopo e che raccoglieranno l’eredità della rivoluzione e di una musica immortale, che a distanza di trent’anni continua ancora a risuonare con tutto il suo vigore nelle orecchie dei giovani arrabbiati e a spingerli a non arrendersi mai, ma a lottare sempre per quello in cui credono.