Lily James

L’ora più buia, di Joe Wright

“Non posso promettervi altro che sangue, fatica, lacrime e sudore. Chiedete, qual è la nostra politica? Rispondo che è condurre la guerra per mare, per terra e nel cielo con tutta la forza e tutto lo spirito battagliero che Dio può infonderci; condurre la guerra contro una tirannide mostruosa che non ha l’eguale nel tetro, miserabile catalogo del crimine umano. […] Chiedete qual è il nostro scopo? Rispondo con una parola sola: vittoria, vittoria ad ogni costo, vittoria nonostante ogni terrore, vittoria, per quanto la strada possa essere lunga e dura. Senza vittoria infatti non c’è sopravvivenza” (Winston Churchill 13 maggio 1940)

Londra, 1940. La barbarie nazista avanza con sempre maggiore voracità, Hitler ha appena conquistato la Danimarca e sta per cadere l’ultimo baluardo democratico dell’Europa occidentale, la Francia. Nelle stesse settimane, la politica interna britannica attraversa un momento di forte crisi: la mozione di sfiducia votata dopo la fallimentare campagna in Nord Europa costringe Lord Neville Chamberlain, Primo Ministro e leader del partito conservatore, alle dimissioni e alla nomina di un candidato per guidare il paese nello scontro imminente. La scelta ricade su Winston Churchill, Primo Lord dell’Ammiragliato, famoso per le sue cronache di guerra e per la disfatta britannica di Gallipoli, in Turchia, durante la prima guerra mondiale.

Joe Wright, stella sempre più affermata della cinematografia inglese, erede ideale di James Ivory per l’innegabile raffinatezza e per la scelta ricercata di storie e interpreti, firma L’ora più buia (Darkest hour) gioiello tra i biopic storico-politici. Al centro dell’operazione, la trasformazione fisica e interpretativa di Gary Oldman che si cala perfettamente nei panni del Primo Ministro britannico Winston Churchill, restituendo a critica e pubblico un ritratto complesso, positivo, accattivante. In Darkest hour Wright rafforza la sua grande vocazione per il classico e si destreggia nella narrazione con linearità ed eleganza, concedendosi diversi momenti altamente lirici e simbolici, particolarmente adatti a rendere il messaggio indelebile. Ottimo il ritratto che Oldman riesce a imbastire del Primo Ministro britannico, supportato in maniera eccellente da Kristin Scott Thomas, imbiancata per impersonare la first lady Clementine Curchill, spalla forte e autoritaria, la classica grande donna che c’è sempre dietro un grande uomo. L’amore tra i due è sincero e appassionato, come la stima reciproca e il grande pragmatismo nell’affrontare la fase personale, pubblica, storica.

In un periodo storico – come quello attuale – in cui parlare della lotta a ogni genere di fascismo non è mai fuori luogo, Darkest hour ribadisce la retorica positiva della Resistenza raccontando il coraggio del popolo inglese durante uno dei periodi più bui della storia contemporanea e l’orgoglio di un personaggio-chiave di quel periodo, uno dei pochi ad aver sempre rifiutato ogni compromesso con il regime hitleriano. Lo stretto legame tra Churchill e lo spirito del suo popolo è perfettamente raccontato in una scena madre del film, quando lo statista si confronta direttamente con i suoi concittadini, in un dialogo simbolico ambientato nella subway londinese. La licenza poetica che Wright si concede consacra Curchill come nume tutelare della democrazia e perfetto uomo politico contemporaneo, colui che elimina ogni distanza dalla base e svolge a pieno la sua funzione di rappresentante.

Tutto il film è un elogio di Churchill e dell’Inghilterra, quando le due figure si sono sovrapposte nella straordinaria prova di forza della seconda guerra mondiale. Bene e male, democrazia e dittatura, libertà e violenza: le grandi dicotomie che il racconto afferma rendono la vicenda epica ed esemplare, libera da interpretazioni e zone grigie. (Ri)nasce così il mito di Winston Churchill, l’uomo che salutava i giornali disegnando con le dita la V di vittoria, anche nell’ora più buia.

Baby Driver – Il genio della fuga, di Edgar Wright

Musica a tutto volume e piede sull’acceleratore. Il motore ruggisce, s’infiamma. Si parte. La strada è un tortuoso percorso a ostacoli in cui non esistono regole nè sensi di marcia. Non c’è nulla in grado di fermare la corsa di Baby, nè le auto che sfrecciano a tutta velocità nelle corsie vicine, nè i pedoni che schizzano a bordo strada come birilli impazziti, nè tantomeno la polizia che lo insegue a sirene spiegate. Correre è ciò che Baby (Ansel Elgort) sa fare meglio, forse il suo unico talento, e non è un caso che il machiavellico Doc (Kevin Spacey) lo abbia assoldato come autista di fiducia e portafortuna personale nelle rapine che organizza con le sue bande di criminali. Teste calde con il grilletto facile, fatti di una pasta completamente diversa da Baby, che ha un’indole onesta e si è trovato invischiato nel mondo criminale quasi per caso, per saldare un vecchio debito, ma che poi non è riuscito più a venirne fuori.

Gli inseguimenti da cardiopalma gli permettono di sbarcare il lunario senza troppo sforzo, facendo ciò che sa fare meglio, ma in cuor suo Baby spera che ogni volta sia l’ultima. Ma è solo quando la bella Deborah (Lily James) piomba nella sua vita come un angelo, che il suo desiderio di fuggire da tutto per cambiare definitivamente vita esplode e inizia lentamente a prendere forma. Solo lui, lei, la musica e una strada inesplorata davanti a loro, nient’altro. Questa è la ricetta della felicità per Baby e per la sua amata. Un sogno semplice, talmente semplice che per realizzarlo basta solo salire in macchina e partire, peccato però che prima di essere libero Baby abbia un ultimo colpo in programma.

Sogno contro realtà, buoni contro cattivi, ingenuità contro corruzione. Questa è la battaglia che si combatte ogni giormo sull’asfalto bollente e nella testa di Baby, che tenta di coprire i pensieri con la sua musica preferita e di rendere la vita più bella di quello che è fingendo di vivere in un grande musical. E Edgar Wrigh riesce ad assecondarlo al meglio delle sue possibilità, accompagnando ogni scena con la giusta colonna sonora. Che sia dolce, adrenalinica, malinconica o esplosiva, quello che importa è non fermare mai musica, tenerla sempre accesa sul ritmo dei personaggi e sul loro stato d’animo, unendo sapientemente Beach Boys, T-Rex, Simon & Garfunkel, Queen, The Damned, Focus e The Jon Spencer Blues Explosion e gli altri mostri del rock una track-list lunga quanto tutto il film.

Non sono ammesse pause, non è concesso fermarsi. Edgar Wrigh preme il piede sull’acceleratore dell’azione, con una frenesia che supera i film precedenti, ma allo stesso tempo disciplina la creatività in un contesto più realistico. Senza perdere la passione per la satira e il carattere decisamente pop che caratterizzava la sua nota Trilogia del cornetto (Hot Fuzz, L’alba dei morti dementi, La fine del mondo), Wrigh mostra il desiderio di sperimentare, riplasmando la materia che conosce meglio in una chiave più matura e di sicuro meno eccentrica. Ma ciò nonostante colpisce ancora una volta nel segno, con una scrittura brillante e un lavoro da manuale dietro la macchina da presa, che non perde neanche per un istante il ritmo della storia, e riesce a coniugare musica e immagini, come se il copione sia stato scritto sulla sua partitura musicale. Un’opera esplosiva portata in scena nell’unica maniera possibile, con la musica fissa nelle orecchie e il motore della storia che va a tutta velocità.

Orgoglio e Pregiudizio e Zombie: i nuovi character poster

«È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno zombie in possesso di un cervello debba essere in cerca di altro cervello»

Manca poco all’uscita nelle sale di Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, l’adattamento cinematografico del romanzo di Seth Grahame-Smith, che ha riscritto il classico di Jane Austen facendo irrompere sulla scena orde di zombie affamati. In questo scenario surreale Elizabeth Bennet e Mr. Darcy dovranno scontrarsi non solo sul campo di battaglia dell’amore, ma anche combattere con spade e fucili contro i morti viventi che appestano le campagne inglesi di inizio Ottocento.

Il film è stato diretto da Burr Steers e vede nel cast Lily James (Cenerentola), che interpreterà Elizabeth Bennet, Sam Riley (Maleficent), che sarà l’altezzoso Mr.Darcy, Matt Smith (Doctor Who), Jack Huston (Ben Hur), Charles Dance (Game of Thrones), e Lena Headey (Game of Thrones).

Il film arriverà in sala il 19 febbraio 2016.

Intanto pregustiamo l’uscita del film con una ricca galleria di character poster, che mostrano tutti personaggi di Jane Austen armati fino ai denti e pronti a combattere per sopravvivere ai secoli.

PPZ-poster-8

Orgoglio_e_pregiudizio_e_zombie_Teaser_Character_Poster_USA_5_mid

PPZ-poster-6

pride_and_prejudice_and_zombies_ver7

Orgoglio_e_pregiudizio_e_zombie_Teaser_Character_Poster_USA_4_mid

pride_and_prejudice_and_zombies_ver5_xlg

pride_and_prejudice_and_zombies_ver6_xlg

PPZ-poster-7