Panini Comics

La graphic novel ufficiale di Maze Runner – La fuga

«Fuggire dal labirinto era solo l’inizio»

Edita da Panini Comics, Maze Runner – La fuga è la graphic novel ufficiale, un’antologia tie-in per approfondire il mondo distopico creato da James Dashner e il passato dei personaggi che incrociano il cammino di Thomas, il protagonista dell’emozionante saga trasformata in film dalla 20th Century Fox.

«Sto parlando del mondo di Maze Runner – una versione futura del nostro mondo, spoglio e insensibile eppure ancora pieno di cose come l’amicizia, la lealtà e una feroce volontà di sopravvivere. E con personaggi che sono diventati reali per così tante persone. Vederlo prendere vita in un film – sul grande schermo – è stato indescrivibilmente elettrizzante per me».

Disegni stilizzati, personaggi riconoscibili, atmosfera mantenuta il più possibile simile a quella dei film, ampia tavolozza di colori, tra l’altro ben dosati e soprattutto bellissime le tavole divisorie a tutta pagina. Cinque storie che mostrano momenti inediti del passato dei ragazzi rinchiusi nella Radura al centro del Labirinto ma anche rivelazioni incredibili sulla dottoressa Ava Page, l’origine del W.C.K.D. e la vera funzione del Labirinto. Impreziosiscono il volume due storie scritte dal regista e dallo sceneggiatore dei film, Wes Ball e T.S. Nowlin e un’introduzione veramente intimista dell’autore dei romanzi, citata a più riprese in questa recensione. Tutto il design grafico è stato realizzato, inoltre, da autori di fumetti di fama mondiale.

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“CORRI SOLO”
STORIA: Wes Ball & T.S. Nowlin TESTI: Jackson Lanzing & Collin Kelly [autori di Hacktivist] MATITE: Marcus To [The Flash] CHINE: Richard Zajac & Marcus To COLORI: Josan Gonzalez [The woods]
In cui approfondiamo i pensieri di Minho mentre deve addestrare un nuovo velocista.
“IL MIO AMICO GEORGE”
SCRITTO da Wes Ball & T.S. Nowlin DISEGNI: Marcus To COLORI: Josan Gonzalez
Alby, il primo ad entrare nel labirinto è in compagnia del suo unico amico, ormai “spaccato”, George. Si tratta forse del fratello di Brenda?
“IL VERO LABIRINTO”
SCRITTO da Jackson Lanzing & Collin Kelly DISEGNI: Nick Robles COLORI: Josan Gonzalez
È Aris il protagonista di questa storia ambientata in un altro labirinto dove lui è l’unico elemento maschile.
“BRUCIATI”
SCRITTO da Jackson Lanzing & Collin Kelly DISEGNI: Andrea Mutti [Uomini che odiano le donne] COLORI: Vladimir Popov [Clive Barker’s Hellraiser]
Il primo incontro tra Brenda e Jorge.
“IL MONDO È WICKED”
SCRITTO da Jackson Lanzing & Collin Kelly DISEGNI: Tom Derenick [Batman/Superman] COLORI: Whitney Cogar [Giant days e Adventure time]

La storia più interessante per mole di informazioni raccontate: gli antefatti che hanno portato alla diffusione della malattia, ai tentativi di cura, alla creazione dei labirinti per scopi medici e le divergenze di opinione tra le dottoresse Ava Page e Mary Cooper, il Braccio Destro.

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Questo volume, totalmente a colori, fa da preludio al secondo adattamento cinematografico, mostrando particolari nuovi e inediti sia per i fan dei romanzi sia per chi ha amato la versione su grande schermo. A chi non ha letto i romanzi consiglio, però, di leggere questa graphic novel solo dopo aver visto il secondo film per non rovinarsi gli elementi-sorpresa.

«I personaggi che amate ci sono, lo spirito, il tono e la struttura del mondo anche. Le differenze sono abbastanza sottili da tenervi sulle spine permettendovi di godervi questa corsa sulle montagne russe proprio come la prima volta che avete avuto il coraggio di entrare nel labirinto […] E adesso vi invito a entrate nel nostro parco giochi verso nuove avventure, nuove prospettive, nuove interpretazioni, nuovi sviluppi e svolte impreviste. Familiari ma allo stesso tempo diverse. Venite, e godetevi la corsa.»

Providence, di Alan Moore con i disegni di Jacen Burrows

I critici l’hanno definito il Watchmen dell’horror. Providence è la nuova fatica di Alan Moore (V per Vendetta, Watchman, La lega degli uomini straordinari) disegnata da Jacen Burrows (Neonomicon, Ultimate Spider-Man Special #1), edita in Italia dalla Panini Comics: una miniserie di 12 numeri che unisce creature mostruose, incubi ancestrali e un protagonista decisamente atipico in una serie di cui in Italia sono disponibili i primi quattro episodi pubblicati in un unico volume.

Il titolo è già evocativo: tutta la trama ruota attorno ai miti e ai racconti creati dal cittadino emerito di Rhode Island, Howard Phillips Lovercraft, considerato tra i grandi scrittori di horror non solo statunitensi ma mondiali (celebri i suoi  Il caso di Charles Dexter Ward, Le montagne della follia e La maschera di Innsmouth). Providence è una sorta d preludio ad altre due opere del fumettista britannico, Neonomicon e Il Cortile, dedicati a Cthulhu, Dagon e alle altre orribili e inquietanti divinità che vanno sotto il nome di “Grandi Antichi”. Il protagonista è Robert Black, un giornalista dai modi gentili che, partendo da una serie di suicidi sospetti legati a un libro chiamato Sous le monde, si avventura sempre più nel profondo di un’indagine che lo condurrà alla scoperta di inquietanti cittadine americane, in cui uomini dai lineamenti stranamente simili a quelli dei pesci seguono culti antichissimi con lo scopo di risvegliare ciò che dovrebbe dormire per sempre.

Providence - Alan Moore

Il legame con Lovercraft è evidente: squallore urbano, le scene di sesso, il rock, le droghe, gran parte dello splatter e l’ambientazione moderna che avevano creato polemiche, scandali e persino censura si uniscono in Providence a una  narrazione che inizia nel 1919, epoca in cui l’autore era a malapena conosciuto, e che ci mostra il suo legame con i racconti e leggende che possono averlo ispirato. Moore ha dichiarato che con Black voleva creare un personaggio che fosse specchio del suo tempo, nel modo di agire, pensare e scrivere, ma che allo stesso tempo riuscisse a distaccarsi e distinguersi dalla massa.

La sceneggiatura, è vero, ricalca molto l’ambientazione dei primi del Novecento, con un ritmo poco incalzante e dialoghi lenti, spesso caratterizzati da un linguaggio fedele a livello storico ma poco coinvolgente. Dov’è la relazione che le storie di Lovercraft riescono a stabilire col lettore? Dove quella capacità di tratteggiare un piccolo universo parallelo in cui sospendere per un momento l’incredulità per porsi alcune domande che camminano sul filo del visibile e dell’invisibile? La scelta, ad esempio, di intervallare lo svolgimento della storia con pagine intere di diario che non aggiungono nulla di nuovo ma ribadiscono quanto era già stato disegnato nelle tavole precedenti, riulta sorprendente vista la maestria a cui Moore ci aveva abituato nel coniugare le voices off con le scene a fumetti. Non giungono in aiuto nemmeno i disegni di Burrows. Il suo tratto, che solitamente entra in perfetta sintonia con le idee di Moore, manca di una verve orrorifica in grado di rendere coerente il contenuto con ideologico con l’espressione a fumetti.

Providence - Alan Moore

Questo primo volume di Providence lascia senza dubbio con qualche perplessità ma, al tempo stesso, con la curiosità di scoprire con quali avventure Robert Black dovrà fare i conti, certi che Alan Moore avrà altre (e sorprendenti) sorprese da riservarci.

Panini Comics presenta: Il Ragazzo Invisibile

In copertina un adolescente con un gesto deciso apre la felpa che indossa. Sotto vi si nasconde un costume da supereroe caratterizzato da un simbolo sul petto, chiaro riferimento all’immagine archetipica dell’uomo d’acciaio di John Byrne. Il cappuccio tirato su invece è indicativo della personalità del ragazzo, introverso e schivo nonostante lo sguardo fiero con cui ci guarda. Più un Peter Parker che un Clark Kent. Si tratta di Michele Silenzi, l’italianissimo protagonista del film “il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores ma non dell’omonimo fumetto, edito in un pregevole volume cartonato da Panini Comics. Non ingannino nè titolo nè la copertina dunque, perché la storia racconta le vicende di Andrej, suo padre, un telepate e una delle prime “cavie” rientrate nel progetto degli Speciali.

Il ragazzo invisibile è infatti il prequel dell’omonimo film ed è parte integrante del primo progetto cross-mediale made in Italy, prodotto con la collaborazione di Indigo Film e Rai Cinema, in cui il fumetto espande e approfondisce il racconto cinematografico. D’altro canto per riuscire a realizzare un film all’americana bisogna pensare all’americana, non solo nei contenuti ma anche in un approccio più ampio al prodotto e, in questa prospettiva, film, libro (edito da Salani) e fumetto, pur restando autonomi, non si limitano ad essere dei semplici adattamenti di una stessa storia, ma diventano i tasselli di un progetto più vasto. Scelta rara questa per una produzione nostrana e certamente degna di plauso.

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Ma di cosa c’è bisogno per creare dei supereroi in salsa italiana? Prima di tutto di credibilità. Ed il disastro di Chernobyl, per quanto non chiaramente esplicitato, è l’idea di base più funzionale possibile per giustificare un background europeo a degli uomini con superpoteri. Il fumetto, scenegggiato da Diego Cajelli, parte da questo presupposto per costruire le basi di un universo e lo fa nel migliore dei modi, raccontandoci appunto di Andrej e dei suoi compagni di sventura, esposti alle radiazioni e rinchiusi dal governo russo in un campo segreto di studio dedito a comprendere i prodigiosi poteri da loro manifestati. L’approccio dello scrittore è moderno ed evita sapientemente di scadere nel citazionismo retrò. Facile sarebbe stato l’errore di scrivere qualcosa guardando ad un tanto glorioso quanto inapplicabile al giorno d’oggi stile alla Lee e Kirby, decisamente più riuscita invece l’idea di seguire il solco di scrittori moderni quali i Bendis, Millar e Brubaker citati da Cajelli stesso nella ricca sezione di interviste a fine volume.
Anche il reparto grafico è decisamente solido. I tre disegnatori coinvolti: Giuseppe Camuncoli, Werther Dell’Edera e Alessandro Vitti, ognuno all’opera su un diverso segmento temporale, forti delle loro esperienze internazionali in Marvel e Dc sono una dimostrazione delle buoni intenzioni del progetto e dell’attenzione posta ad un volume che non vuole essere un prodotto subordinato.

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La storia procede tra flashback e flashforward con il racconto della reclusione di Andrej, il suo amore perduto, quello ritrovato e l’inevitabile fuga verso la libertà con un figlio a cui dover rinunciare per garantirgli un futuro diverso dal proprio. L’impressione generale è quella che gli autori volessero puntare su un target ben differente da quello del film, lasciando in secondo piano problemi adolescenziali e metafore della crescita in favore di atmosfere cupe e contenuti più seri. Quando però nel finale questi elementi vengono a mancare, in vista dell’inevitabile momento di raccordo con il film, la sceneggiatura comincia a funzionare meno bene. Infatti se in un primo momento la figura di Michele viene semplicemente suggerita mostrando qualche scena di vita quotidiana presa in prestito dalla pellicola, nelle battute finali invece diventa una presenza ingombrante, che porta a un brusca serie di riassunti orchestrati per mettersi alla pari con la pellicola. Quasi una perdita di autonomia imposta da meccanismi commerciali, una perdita di coraggio all’ultimo secondo che penalizza una prova altrimenti solida del team in questione. Nell’epilogo rimane comunque aperta la possibilità di un sequel, che sarebbe interessante vedere espresso in maniera più libera.

Marco Nicoli