Versailles

Microbo & Gasolina, di Michel Gondry

«Every great idea is on the verge of being stupid».

Microbe et Gasoil, il nuovo film di Michel Gondry, è stato presentato a Roma al Rendez-Vous Festival del cinema francese il 7 aprile e sarà nelle sale ufficialmente a partire dal 5 maggio con il titolo Microbo & Gasolina. Inizialmente, dopo Mood Indigo – La schiuma dei giorni, il regista avrebbe voluto adattare per il grande schermo un altro romanzo surreale, il famosissimo Ubik di Philip K. Dick, ma poi ha deciso di proporre un film molto più personale accettando il consiglio di Audrey Tautou che, nel nuovo film, è presente nella inedita veste di madre in crisi matrimoniale ed esistenziale.

Due ragazzi di Versailles, Daniel e Theo, viaggiano tra Île-de-France e il massiccio del Morvan, attraversando la Borgogna in un’avventura on the road che è anche percorso interiore di crescita, a bordo della loro casa su ruote. No, non una roulotte o un camper. Non è che non mi veniva in mente il termine appropriato: è che si tratta proprio di un capanno degli attrezzi in legno montato su quattro ruote, una rete matrimoniale e un motore a due tempi di un tosaerba.

Microbo & Gasolina è, di base, una commedia adolescenziale ma, com’era lecito aspettarsi da un genio del cinema come Gondry, fin dalle prime scene di setting, lo spettatore si trova di fronte ad un film comunque sui generis, che contamina road movie, buddy movie, romanzo di formazione, comicità ed espressionismo, senza trascendere mai una solidissima base realistica, uno dei capisaldi della poetica del regista insieme all’inserimento di elementi autobiografici disseminati ad arte.

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Protagonista e alter ego del regista è Daniel [Ange Dargent], soprannominato “Microbo”dai compagni di scuola per la sua costituzione fisica. L’incompletezza di Daniel è evidente fin da subito e non gli è di certo d’aiuto vedere i suoi genitori in crisi e doversi rapportare con un fratello maggiore musicista, anch’egli in crisi d’identità. Di conseguenza tende ad isolarsi e a perdersi in riflessioni esistenziali più grandi di lui, quando non è rapito dalla sua passione più grande, il disegno, per cui dimostra un talento innato: si dice che uno dei termini di paragone per misurare le effettive capacità di un disegnatore sia l’abilità nel disegnare tutte e cinque le dita della mano… beh, Daniel, se si distrae ne riesce ad aggiungere una addirittura! Inoltre, la sua straordinaria facilità di disegnare a mano libera gli permette di risparmiare sulle riviste “sporcellose”: può praticare l’autoerotismo con disegni creati di suo pugno, per un “fatto a mano” fino in fondo. Elementi goliardici a parte, attraverso Microbo, Gondry torna e fa tornare giovani, fa rivivere le emozioni delle prime cotte, dei disagi con il proprio corpo e nella comunicazione con gli altri, dai quali si vorrebbe essere accettati e compresi e non giudicati e condannati. In questo contesto di vulnerabilità dei quattordici anni riesce a far sognare, divertire e, infine, anche riflettere.

Nel momento di maggior sconforto, proprio quando riflette con la madre sul senso della vita, della morte e della presenza di un qualcosa di ultraterreno, nella classe di Daniel, nel bel mezzo dell’anno scolastico, giunge Theo, nome non scelto a caso probabilmente, come un deus ex machina e da allora Microbo avrà qualcuno su cui contare, con cui condividere disagi, ansie, paure e svaghi, con cui confidarsi senza essere giudicato, con cui costruire la propria identità indipendente.

«Non ti preoccupare! Tutti facciamo cose strane».

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Theo [Théophile Baquet] è un ragazzo più scafato, dalla battuta sempre pronta e pieno di inventiva, la cui passione per la meccanica e i motori gli procura subito il nomignolo di “Gasolina”. Più saggio di Microbo, Theo reagisce con maturità ad ogni situazione, anche le più spiacevoli, inanellando tutta una serie di massime che possono assurgere ad insegnamenti di vita per un qualsiasi adolescente: «I bulli di oggi sono le vittime di domani!». Finalmente Daniel si sente incoraggiato, compreso e stimolato. Theo lo chiama anche con un nuovo soprannome di natura positiva: “gouache” (= guazzo), la tecnica di pittura adoperata dal ragazzo per la sua mostra personale. Insieme i due ragazzi si completano e possono affrontare un mondo all’apparenza ostile in modo sano, senza trascinarsi in un paese dei balocchi o nella perdizione come Pinocchio e Lucignolo, ma piuttosto avventurandosi in situazioni rocambolesche come una qualsiasi strana coppia del fumetto francese, primo fra tutti Spirou e Fantasio, forse richiamati anche nel titolo.

Sentimenti come amore, amicizia, rapporti familiari, conoscenze in Microbo & Gasolina hanno la rilevanza che può avere un tappeto musicale. La melodia dell’adolescenza è in continuo divenire, distratta da tutto ciò che può attirare la sua curiosità attiva. Ma, di fatto, è un assolo che si armonizzerà solo col tempo e con le esperienze brutte (Inside out docet!), belle o avventurose (L’estate di Kikujiro, La ricompensa del gatto, Tutti vogliono qualcosa) che siano.

Quella raccontata da Gondry è una sinfonia a due, divertente e spigliata, senza troppi fronzoli, con due personaggi che si completano e si aiutano a vicenda nel comune intento di superare un percorso impervio e faticoso da gestire in solitaria.

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Se la bici modificata, l’automobile e il taglio di capelli handmade possono esprimere il desiderio dei protagonisti di esprimersi e distinguersi, la casa viaggiante diventa metafora di libertà e di redenzione: gli elementi che la compongono sono riconducibili ai luoghi sociali dai quali i ragazzi si sentono distanti ed emarginati, famiglia in primis, e provengono dal posto in cui si sentono maggiormente a loro agio, la discarica. Ed ecco la redenzione: i due rifiuti della piccola società scolastica prendono ciò che la società dei consumi ha scartato e creano qualcosa che li faccia evadere da una realtà che sentono asfissiante, incomprensibile e allo stesso tempo ingiusta nei loro confronti al punto da non lasciare spazio per esprimersi nella propria diversità. Il tentativo di omologazione del veicolo creato rappresenta in parallelo il tentativo di omologazione sociale rincorsa da Daniel e sempre rifiutata da Theo, così i due protagonisti incarnano le caratteristiche di Gondry uomo, diviso tra le sue antiche passioni per il disegno, la scenografia, la fantascienza e la meccanica retro, e del Gondry regista, legato indissolubilmente al suo cinema, che stupisce con realtà tangibili farcite di surreali trovate che sanno dare «un calcio al futuro» attraverso un ritorno al passato. Non a caso i film preferiti del regista sono Ritorno al futuro e Le voyage en ballon.

Nell’estetica visionaria di Gondry sappiamo che la scenografia ha la supremazia sugli effetti digitali fin dai primi videoclip e spot pubblicitari fino alle opere più recenti. In questo nuovo film piacevole, divertente e colorato, il regista de L’arte del sogno torna alle origini e così compie un’opera di bricolage mettendo insieme due caratteri complementari in una sceneggiatura perfetta e mai scontata, dove il genio narrativo va di pari passo con quanto creato artigianalmente sul set con assi di legno, viti e cartone: dalla bicicletta-consolle di Gasolina, fino alla casa-automobile, ogni cosa è profondamente reale, concreta e tangibile così come il contesto della storia e i desideri dei protagonisti. Non vi è una macchina del tempo fisicamente nel racconto filmico, magari progettata con nuvole di cartone ed ingranaggi di orologi antichi, ma è la sceneggiatura, stavolta più che in altre occasioni, a riportare il nostro calendario interiore indietro fino a sentire sulla nostra stessa pelle il ribollire del sangue di quegli anni, ad ogni rospo ingoiato per colpa di bulli rimasti impuniti, di professori frustrati e genitori in crisi. Attingendo a piene da quella fonte dell’eterna giovinezza, che è il mondo dell’infanzia cinematografica, Gondry consegna allo spettatore dei personaggi timidi o disillusi, ma comunque chiusi in sé stessi, che insieme, gradualmente, come in una terapia, si esprimono attraverso lo schermo, con tutti i loro sogni e i loro desideri, fornendo contemporaneamente uno spaccato del nostro tempo e riproponendo una delle tematiche più care alla poetica di Gondry: la difficoltà nella comunicazione interpersonale.

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Anche la musica scelta, di Jean-Claude Vannier, contribuisce a fornire alla pellicola un’atmosfera retrò

«Ero alla ricerca di un compositore. Una notte, ho sognato Charlotte Gainsbourg. Quando mi sono svegliato, mi è venuta in mente una canzone di sua madre [Jane Birkin], “Di Doo Dah”, con quel semplice ritmo di basso, quel tremolo picking di chitarra… e sapevo che si trattava di Jean-Claude Vannier. Ha organizzato molte delle canzoni della Gainsbourg, tra cui l’album Melody Nelson. Ha anche fatto belle canzoni come Super Nana, Michel Jonasz. L’ho contattato, gli ho mostrato il film, ha immediatamente accettato».

Una curiosità per appassionati: Étienne Charry, che nel film interpreta l’organizzatore del concorso di disegno, ha invece composto la musica di Mood Indigo – La schiuma dei giorni.

Microbo & Gasolina è la dimostrazione che si può sopravvivere a quel difficile periodo della vita in cui i punti di riferimento iniziano a vacillare perché non si è più bambini ma non si è nemmeno ancora adulti, senza perdere una propria identità indipendente, non omologata alla massa, e senza dimenticarsi che ci si può divertire e crescere contemporaneamente.

«I ragazzi non sono responsabili della felicità degli adulti».