Freeheld

Festa del Cinema di Roma 2015 – Freeheld, di Peter Sollett

Una compagna fedele, una casa con un piccolo giardino e un cane con cui condividere la vita è tutto ciò che desiderano Laurel e Stacie. Un piccolo sogno, non molto diverso da quello di tante coppie innamorate ma, in un New Jersey che pubblicamente riconosce le coppie di fatto omosessuali e segretamente le considera ancora una vergogna, questa è ancora un’utopia. La modernissima Ocean County è infatti nelle mani dei Freeholders, una piccola inquisizione di funzionari, rigorosamente maschi, bianchi e cattolici, che decidono del destino dei cittadini guidati dal pregiudizio e dalle pressioni politiche. A loro spetta l’ultima parola su ogni controversia, e oggi a fare appello al loro senso civico c’è Laurel Hester, una stimata detective, che ha servito la comunità per venticinque anni, rischiando spesso la vita per difenderla, e che ora chiede di ricevere in cambio un po’ della giustizia che ha difeso a favore della sua causa.

A Laurel è stato diagnosticato un cancro letale a un passo dalla sua promozione a tenente, e tutto ciò che desidera è che la sua compagna Stacie Andree possa continuare a vivere nella casa che hanno costruito insieme con tanto amore, e che in futuro possa beneficiare della sua pensione, così come fanno da sempre le vedove dei colleghi. Ma non ci sono leggi che regolano le unioni civili e non ci sono diritti per le coppie non sposate regolarmente, tanto più se omosessuali. I Freeholders hanno le mani legate, ma Laurel non si arrende e continua a combattere la sua battaglia, invitando non solo la comunità di Ocean County, ma tutta l’opinione pubblica, a considerare la realtà delle cose senza il filtro del pregiudizio, e il suo amore per Stacie come un sentimento puro, destinato a durare oltre la vita. La forza di queste due donne straordinarie e l’ostinazione con cui hanno lottato per i propri diritti ha dato inizio a un movimento globale, che negli anni ha collezionato molte vittorie, garantendo ad oggi alle coppie omosessuali i il diritto di contrarre matrimonio in molti stati italiani e europei, anche se la strada da percorrere è ancora lunga.

Freeheld non è soltanto la rappresentazione finzionaria della storia tormentata di Laurel Hester e Stacie Andree, che agli inizio degli anni Duemila hanno vinto la loro battaglia per l’uguaglianza dei diritti, poco prima di perdere quella contro la malattia di Stacie, ma il manifesto programmatico di una necessità impellente di modernità in un mondo ancora aggrappato alle leggi conservatrici del passato. Peter Sollett si fa testimone di questo messaggio, insieme alla brillante Ellen Page, che non solo nel film ma anche nella vita è in prima linea a favore dei diritti delle coppie omosessuali e, facendosi cullare dall’onda emotiva che scatena il film, coglie a pieno la sua occasione di raccontare al mondo questa storia. Nel 2008 già Cynthia Wade aveva realizzato un documentario sul caso di Laurel Hester, che non a caso si chiamava Freeheld, ma se quest’ultimo si concentrava sull’ultima fase della vita della poliziotta e sulle battaglie legali, il film di Peter Sollett sceglie di entrare nell’intimità della coppia, andando indietro nel tempo al momento in cui le due donne si sono conosciute, ai fremiti del primo appuntamento, fino alla lunga agonia, trascorsa sempre insieme. Il loro amore traspare da ogni fotogramma e supera per intensità il dolore della malattia, su cui indugia invece il documentario della Wade, ed è proprio da qui che parte Sollett per lanciare uno spunto riflessione a tutti i paesi che ancora non sono in grado di garantire l’uguaglianza dei diritti ai loro cittadini, e a tutti coloro che si crogiolano nell’utopia di una società benpensante, regolata da leggi arcaiche che non hanno più senso di esistere.

Festa del Cinema di Roma 2015 – Incontro con Ellen Page

Attrice candidata all’oscar e grande sostenitrice della comunità GLBT americana, Ellen Page è volata a Roma insieme al regista Peter Sollett per presentare Freeheld,  il film manifesto della lotta per l’uguaglianza dei diritti delle coppie di fatto, basato sull’omonimo cortometraggio di Cynthia Wade.

Come si è preparata per questo ruolo?
Ellen Page: Per quanto mi riguarda, l’aspetto più interessante di questo lavoro è stato passare del tempo con la vera Stacie Andree, per comprendere a pieno la sua storia, dai tempi dell’innamoramento con la poliziotta Laurel Hester alla battaglia legale delle due donne per essere riconosciute come coppia.

In Italia c’è un dibattito molto vivo su questo argomento. Pensa che il film possa risvegliare le coscienze?
Ellen Page: Sì, di sicuro la speranza è quella e la storia americana più recente ne è la prova, anche se ci sono ancora 31 stati in cui gli omosessuali rischiano il licenziamento e persino di perdere la casa. Il cambiamento può avvenire e deve passare attraverso il riconoscimento della parità dei diritti. Per questo motivo spero che un numero crescente di persone si sensibilizzi a questo argomento, perché solo così si può cambiare davvero.

Nei personaggi che interpreta molto spesso si parte da storie personali per parlare di temi universali. Quanto di tutto questo fa parte della sua personalità?
Ellen Page: La scelta dei ruoli non è cambiata molto in questi anni e così il mio desiderio di farne parte. Quando vedo una storia vera ed emozionante la scelgo all’istante, ma la questione dell’uguaglianza dei diritti poi mi tocca più di qualunque altra cosa.

A Hollywood quanto è difficile fare coming out?
Ellen Page: Prima di dichiarare la mia omosessualità non mi sentivo libera di essere me stessa e per questo ero triste, chiusa, e sicuramente meno ispirata, mentre ora sono molto più felice. Quello che mi auguro è che ci siano sempre più persone pronte a superare questa paura e di essere io stessa di ispirazione per le generazioni più giovani che si sentono prigioniere della loro identità. D’altro canto le persone come Laurel e Stacie, con la loro libertà e determinazione, ispirerebbero chiunque e sono un esempio formidabile per chi fa parte della comunità LGBT.

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Come è stato lavorare con Julianne Moore?
Ellen Page: Naturalmente lavorare con Jullianne è stato speciale. Lei è una persona molto generosa e presente e io mi sento molto fortunata ad averla conosciuta. Lei crede molto dall’uguaglianza e come me anche lei si è sentita profondamente toccata dalla storia di Laurel e Stacie.

In italia c’è una parte della comunità LGBT che partecipa ai pride e una contraria a questo esibizionismo, lei come si pone a riguardo?
Ellen Page: In qualsiasi movimento ci sono opinioni tattiche e metodologie diverse. Il gay pride è molto importante per le persone che non hanno la possibilità di esprimersi e rappresenta un’opportunità unica per manifestare liberamente la propria sessualità. A me piace moltissimo, ma è giusto che siano modi diversi di praticare l’attivismo.

Nei film parli di sogni. Ma qual è il tuo sogno?
Ellen Page: I miei sogni sono molto simili a quelli di Stacie, dopotutto sono una romantica e ciò che vorrei è semplicemente vivere la mia vita con qualcuno a fianco, e viaggiare incessantemente.