Le streghe son tornate, di Álex De la Iglesia

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Un uomo nudo con la barba, un soldato verde e un bambino assaltano un banco dei pegni nel pieno centro di Madrid, prendono un tassista in ostaggio e, senza guardarsi indietro, fuggono verso la Francia con un bottino di fedi nuziali. Una visione surreale per i passanti, atterriti dal Cristo argenteo che estrae un fucile a pompa dal suo crocifisso e spara all’impazzata sulla folla di innocenti, e un miraggio di salvezza per le streghe di Zugarramurdi, che invocano il loro arrivo nella città maledetta, già pregustando i bocconcini sanguinolenti che stanno per cadere tra le loro braccia.

Come i personaggi archetipici di una fiaba contemporanea, Josè e i suoi compagni di sventura si lasciano alle spalle una vita misera, condizionata dagli umori volubili delle donne-streghe che li tormentano fino allo sfinimento, e si avventurano verso l’ignoto sperando di cambiare il proprio destino. Ma le donne hanno esteso il loro potere a perdita d’occhio, oltre la città, oltre il bosco. Si nutrono della debolezza degli uomini e godono nel plasmarli a loro piacimento, torturandoli fino a renderli burattini non pensanti, votati a soddisfare il loro volere.  Il tempo della donna angelicata che veglia silenziosa sul focolare è finito,  ora è arrivato il tempo della strega, che calpesta la sacralità del matrimonio e confonde l’amore disinteressato con l’ingenuità. Il sacco traboccante di promesse infrante che i fuggiaschi portano con loro è la prova sonante che la guerra dei sessi è iniziata, e sta divampando in un un nuovo medioevo, in cui uomini e donne, gonfi d’odio, si azzannano come bestie fameliche per difendere il loro posto nel mondo.

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Zugarramurdi è la bocca dell’inferno, il rifugio delle streghe torturatrici più sadiche che esistano e, mentre tre disperati si stanno dirigendo dritti nelle loro fauci, le megere si stanno preparando per il sommo rito che cambierà per sempre le sorti dell’umanità. La madre terra è affamata di sangue, brama un sacrificio per celebrare la vittoria definitiva della donna sull’uomo, e il cristo barbuto, il bambino e il soldato sono proprio gli ospiti profetizzati, gli ingredienti mancanti per completare il rito infernale una volta per tutte. Catapultati in un vortice di orrore senza precedenti, Josè e i suoi inconsapevoli compagni si gettano a capofitto in questo incubo, ritrovandosi a vivere un’avventura surreale, in cui per aver salva la vita si ritrovano a banchettare con i resti dei loro amici, e senza vacillare un solo istante si gettano tra le braccia delle streghe ammaliatrici, scendono nella profondità della terra tra i corpi putrescenti di chi li ha preceduti, e combattono a mani nude gigantesche divinità primitive.

Il folle mondo di Álex De la Iglesia è un enorme calderone in cui la fantasia più macabra si mescola con l’ironia più spietata, delirante e blasfema che si possa immaginare, in un miscuglio infernale che non risparmia nessuno dei due sessi, portando alla luce tutti gli istinti più bassi, i difetti e le debolezze. Non ci sono buoni o cattivi, vinti o vincitori, solo miseri esseri umani che si fanno la guerra dall’alba dei tempi per tenersi a galla nel brodo primordiale in cui sono stati creati. De la Iglesia punta sull’esagerazione, satura i toni e spinge l’acceleratore sul tempo dell’esistenza umana, fino a raggiungere i toni travolgenti di un rock satanico, che cattura con il suo ritmo ipnotico anche gli animi più puri, e li travolge in una danza peccaminosa con le streghe più attraenti del mondo.

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