New York Academy, di Michael Damian

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La musica scandisce ogni loro respiro, li pervade e li consuma. E non importa in che modo la abbraccino o seguendo quale ritmo, loro non possono farne a meno perché per questi ragazzi la musica è la vita stessa. Ruby (Keenan Kampa), una promettente ballerina di danza classica appena ammessa alla prestigiosa New York Academy, e Johnnie (Nicholas Galitzine) un violinista squattrinato, che suona nella metro per comprarsi la cittadinanza americana, sono i due volti di questa passione incontrollabile, che li fa incontrare per caso e finisce per cambiargli la vita.

Ruby è appena arrivata a New York ma si è subito innamorata questa metropoli eternamente sveglia, viva, aperta all’arte in tutte le sue forme, dalle incredibili performance di Broadway a quelle improvvisate nella metropolitana da crew  e musicisti di strada. Ed è proprio qui che per la prima volta incontra Johnnie, mentre allieta con la sua musica lo sciame di passanti che corre verso la metropolitana. Tra i due sono scintille al primo sguardo. Ma la magia viene subito spezzata dal furto del prezioso violino di Johnnie, e di tutte le sue speranze di restare a New York. Ruby si offre di aiutare il ragazzo nella ricerca del violino e gli propone di partecipare ad una gara di danza e archi insieme a lei, per vincere una borsa di studio al conservatorio e un visto studentesco per continuare a suonare liberamente degli Stati Uniti. Il risultato è straordinario, ma la strada per il lieto fine è irta di ostacoli.

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Una love story nata dall’amore per la musica non è certo una novità ad Hollywood, né tanto meno la congiunzione tra due universi inconciliabili in un’unica coreografia, resa possibile soltanto dall’amore tra i due protagonisti, prova ne è il famosissimo Step Up, ma anche Save the last dance, Il ritmo del successo, e Fame, per non parlare dei classici degli anni ’80 Flashdance, FootlooseSaranno famosi. Quindi New York Academy di Michael Damian non può fare altro che calcare al meglio delle sue possibilità un territorio già battuto e abbondantemente saccheggiato dalla filmografia precedente. In un momento in cui aggiungere qualcosa di nuovo al genere sembra un’impresa al limite dell’impossibile, Damian accoglie la sfida con coraggio senza sforzarsi di riscrivere il genere, ma prendendo a piene mani dal passato, con una serie infinita di riferimenti ai film che lo hanno reso famoso, con l’aggiunta di performance artistiche da manuale, a partire dalle esibizioni della giovane protagonista Keenan Kampa che, ancora prima di diventare attrice, faceva parte del corpo di ballo del teatro Mariinskij di San Pietroburgo.

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New York Academy non tenta neanche per un istante di allontanarsi dal cliché, al contrario gioca con gli stereotipi che di solito animano i film incentrati sul ballo, dalla rigidità danza classica alla libertà assoluta dell’hip-hop, che irrompe nei salotti borghesi suscitando paura e stupore allo stesso tempo, fino ad arrivare agli innamorati segnati dalle stelle che rompono gli schemi e le barriere sociali, per creare insieme qualcosa di mai tentato prima. Musica, amore e anticonformismo sono ingredienti irrinunciabili per Michael Damian come per tutti i cineasti che si sono approcciati a questo genere prima di lui e che, senza mai infrangere le regole, hanno seguito alla lettera la ricetta perfetta per fare un film appetibile per il grande pubblico. Un peccato se si considera che sono proprio questi film ad insegnare che soltanto la rottura del sistema può portare a un risultato creativamente valido. Purtroppo però il coraggio è una dote che appartiene solo ai personaggi nati dalla fantasia dei loro creatori e che difficilmente trova spazio nel mondo reale, in cui la sperimentazione fa paura e il successo assicurato è la strada più facile da percorrere.

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