Hossein Amini

Il traditore tipo, di Susanna White

«Mi uccideranno e uccideranno la mia famiglia, se lei non vorrà aiutarmi! Non ho nessun altro».

Il traditore tipo, di Susanna White, è un nuovo film tratto da un romanzo di spionaggio di John le Carré, “Our kind of traitor”, pubblicato nel 2010, dal quale ovviamente differisce per fornire ambientazioni diverse e nuovi elementi narrativi maggiormente cinematografici.

Perry Makepiece [Ewan McGregor], giovane ed annoiato insegnante di poetica a Oxford, è in vacanza a Marrakesh con la fidanzata, l’avvocato Gail Perkins [la Naomie Harris di Spectre e Skyfall], nel tentativo di farle metabolizzare una scappatella con una studentessa. In hotel conoscono Dmitrij Vladimirovic Krasnov [Stellan Skarsgård], detto “Dima”, un uomo d’affari russo, affabile e carismatico, amante della bella vita e del lusso sfrenato. Invitati ad una megafesta in casa per il compleanno della figlia, Perry e Gail vengono coinvolti da Dima come intermediari in una delicata contrattazione tra lui, «il riciclatore numero uno al mondo», come lui stesso si definisce, e l’MI6 britannico. Il riciclaggio internazionale di denaro sporco coinvolgerebbe parlamentari e uomini d’affari inglesi corrotti, in cambio chiede asilo per sé e la sua famiglia nel Regno Unito. Un’operazione delicata ma semplice a raccontarla e a Perry non passa neanche per un attimo nel cervello di negare il proprio aiuto e, di rimando, quello della moglie. Erano in vacanza per azzerare tutto, ritrovarsi e vivere un’avventura insieme, ma mai avrebbero pensato di diventare il fulcro di un intrigo internazionale.

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La sceneggiatura di Hossein Amini [Drive, I due volti di gennaio], porterà i protagonisti ad incontrarsi a Parigi e Berna, e a scontrarsi con la mafia russa sulle Alpi francesi e nei bassifondi di Londra, in un pericoloso viaggio che li porterà a stringere alleanze sul filo di lana con un agente segreto dell’MI6 [Damian Lewis] abbandonato a sé stesso dal governo britannico nel bel mezzo dell’operazione. Salvare Dima e la sua famiglia solo dopo aver ricevuto le informazioni necessarie per portare alla luce i segreti del traffico di denaro sporco, questo è il suo unico obiettivo, che mal si sposa con le buone intenzioni di Perry. C’è tutto quello che si richiede ad un ottimo film di azione con elementi tratti dal noir e dallo spionaggio: tempi adrenalinici, suspense e colpi di scena, conditi da spettacolari immagini catturate in 4k da un’affidabilissima ARRI Alexa e da una sorprendente Canon C500, coadiuvate da splendide lenti Leica che gestiscono alla perfezione le luci e i bagliori, per un risultato finale che su schermo in formato 2.35 fa una gran bella figura!

Il coinvolgimento di persone innocenti e ignare dei pericoli ricorda le trame di alcuni famosi film di Hitchcock. L’argomento principe è il riciclaggio di denaro sporco, reato ritenuto dallo scrittore inglese di estrema importanza per comprendere la criminalità organizzata e il suo rapporto con l’economia mondiale dopo la fine della guerra fredda. Inorgoglisce il fan italiano il fatto che consulente di le Carré per la stesura del romanzo sia stato lo studioso italiano Federico Varese, docente di criminologia a Oxford ed esperto di mafia russa.

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«L’aspettativa è alta quando si tratta di fare un film tratto da un’opera di Le Carré!» afferma la regista Susanna White, che se la cava benissimo alla sua prima volta al cinema con la trasposizione di un romanzo di tale livello, dopo Tata Matilda e il grande botto e vari episodi di serie tv. Non perdetevi l’incipit in stile Il padrino con un montaggio alternato di un’esibizione di danza classica al Teatro Bol’šoj [Carlos Acosta] e l’esecuzione di un altro riciclatore di denaro e della sua famiglia.

Musiche curate da Marcelo Zarvos [Rock the Kasbah, Hollywoodland].

I due volti di gennaio, di Hossein Amini

Giano, una delle più antiche divinità romane, è il dio che per tradizione celebra l’inizio delle imprese, aprendo il cammino alla luce che accompagna l’attività umana nel corso della giornata, tanto che il suo stesso nome evoca la porta, in latino ianua, e ha ispirato la denominazione januarius, ovvero gennaio, per il mese che apre l’anno e dà inizio alle stagioni. Il dio dell’apertura è rappresentato con due volti opposti su un solo corpo, uno che guarda verso il futuro e l’altro verso il passato, rappresentando rispettivamente la fine del vecchio e la nascita del nuovo. Queste due fasi della vita in netta opposizione sono incarnate da Chester (Viggo Mortensen) e Rydal (Oscar Isaac), due artisti della truffa che giocano su fronti diversi, l’uno sul mercato azionario americano e sulla vendita di azioni di pozzi petroliferi inesistenti, l’altro sul campo più modesto dell’Acropoli di Atene in cui spilla pochi dollari ai turisti sprovveduti per sbarcare il lunario. Estremamente lontani per cultura e background sociale, rappresentano le due facce di Giano, il tramonto e l’alba della vita, i due lati del sole che orbitano attorno a una dea eterea, Colette (Kirsten Dunst), fatalmente attratta da entrambi. La classe magnetica del marito Chester e il vigore giovanile di Rydal ammaliano questa creatura eternamente insoddisfatta e in cerca di un posto di rilievo nella società, anche al prezzo di una vita eternamente in fuga.

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Queste tre personalità ambigue, scisse tra bene e male e tra un’apparenza rassicurante e sofisticata e una realtà torbida, sono le pedine che gli Dei dell’Olimpo muovono sulla scena dell’Acropoli di Atene. Inevitabilmente attratti gli uni dagli altri, Chester, Rydal e la bella Colette si incontrano e si inseguono nel disperato tentativo di fuggire dal proprio destino, attraversando in lungo e in largo le isole greche, aiutandosi e tradendosi in continuazione per il proprio tornaconto, fino a toccare il punto più basso nel labirinto di sangue e bugie di Cnosso. La realtà iniziale, perfettamente costruita sulla finzione, si sgretola mano a mano che la storia va avanti, così come le maschere di compostezza che indossano i personaggi cadono sotto i colpi di una fortuna avversa, mostrando il loro vero volto al sole bruciante della Grecia. Gli inganni reciproci cambiano il corso della vicenda e le tappe del loro viaggio, scompaginando i progetti e i sentimenti, verso una  sconfitta annunciata che li trascina sempre più in basso, costringendoli ad azioni sempre più immorali.

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Per la sua prima regia, lo sceneggiatore di Drive, Hossein Amini, ha scelto di adattare per il grande schermo lo straordinario romanzo di Patricia Highsmith, I due volti di Gennaio, affascinato dai suoi personaggi bugiardi, truffatori, irrazionalmente gelosi e paranoici eppure dolorosamente umani ed empatici, al punto da suscitare compassione più che indignazione per la loro caduta. Il lato oscuro della natura umana è il tratto caratteristico di questa storia, in cui la mano del regista non si erge a deux ex machina, giudice e artefice del destino dei personaggi, ma diventa complice dei loro errori e  solidale con i loro dilemmi morali fino a condividere le loro paure e i loro tormenti interiori. I colori e sull’aspetto della scena su cui si muovono riflette il loro stato psicologico e la discesa nel loro inferno personale, che dalle vette assolate del Partenone, scende fino ai vicoli bui del Grande Bazar di Istanbul, dove termina la corsa e si sciolgono i nodi di un viaggio rocambolesco, estremamente contraddittorio, in cui nessuno e quello che sembra.